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Lettera interamente autografa e firmata di Giovanni Paisiello celebre compositore italiano, uno degli ultimi grandi rappresentanti della scuola musicale napoletana e uno dei più importanti compositori del Classicismo. Figura centrale dell'opera italiana della seconda metà del XVIII secolo, ha contribuito in maniera determinante allo sviluppo dell'opera buffa.
Importante lettera indirizzata a "Vostra Eccellenza" trattamento riservato in campo amministrativo, giudiziario, politico-militare, religioso e nobiliare. Missiva redatta a Napoli il 28 Agosto 1799.
Il Paisiello si giustifica per la condotta tenuta in tempo di anarchia e cerca di ribadire la sua posizione con queste parole: "Nell'umiliare la detta relazione, ma solamente per mettergli avanti gli occhi il tutto, per garantirmi a tutte le calunnie che mi hanno potuto incolpare i miei Nemici presso delle Maestà Loro, dalle quali spero ottenere (mediante la Loro clemenza) tutta quella giustizia che mi si compete, stante non credo di aver mancato a quel dovere che deve avere un vero suddito, vassallo e servitore fedele, che mi vanto di essere stato e d'essere finché avrò vita. Solo una cosa manca Eccellenza nella relazione umiliatagli; che è questa che vado a dirgli. Se mi riusciva di partire da Napoli, si poteva mai credere di avere io accettata la carica di Maestro di Cappella Nazionale!! e non avendo poi potuto partire, e col restare il non aver preso soldo alcuno, si può credere di avere io accettato la carica!". Paisiello cerca poi di portare dalla sua parte il destinatario per presentare la situazione ai Sovrani che lo hanno accolto a corte.
Al Paisiello gli fu affidata la direzione della musica sia per i solenni funerali di Pio VI, sia per le feste; fu assunto al soglio pontificio Pio VII. De Nicola annota: «Ha diretto la musica il celebre maestro Pajesiello ch’è riuscita bellissima»; ed al margine: «Questo maestro si sta giustificando, perché in disgrazia, essendosi detto che fosse andato in Roma per servizio delle Repubblica». Il De Nicola scriveva il vero. Le orde del cardinale Ruffo erano appena entrate in città quando Giovanni Paisiello «che valente nell’arte come Piccinni e Cimarosa, però li vinceva in scaltrezza».
Questa lettera è una delle missive che Paisiello si affrettò ad inviare analoga a quella recapitata al Marchese del Vasto, maggiordomo di Corte, colla quale egli accluse una relazione per giustificare la sua condotta al tempo dell’anarchia, e per proteggersi da tutte le calunnie di cui i suoi nemici potevano incolparlo. Non vedendo segno di risposta, e crescendo la paura, rinviò nuovamente la relazione, nel dubbio che la prima si fosse dispersa.
Ma il Paisiello si illudeva sui sentimenti di Ferdinando e di Carolina: i sovrani — animati dal più crudele spirito di vendetta — non solo volevano la punizione fisica di quanti avevano aderito al regime repubblicano, ma desideravano anche «espellere e mandare in esilio tutti coloro che avevano dato prova o indizi di volere o desiderare forme di politica libertà, e poiché questo sentimento si era introdotto allora negli animi dei migliori napoletani, dei più colti, dei più intelligenti e amanti della patria, far di essi, senz’alcun riguardo e remissione, un generale ‘ripurgo’, secondo la parola che la regina aveva coniato e si piaceva ripetere con insistenza».
La lettera riporta alcune mancanze e difetti dovute alla debolezza della carta che non compromettono l'integrità dell'autografo.
Autografo di incredibile rarità, tra i più rari della musica italiana.
Codice articolo: GG-AST1222i
Data articolo: 28/08/1799
Pagine: 4
Pagine manoscritte: 3
Condizioni: Sufficienti
Dimensioni: 23.4x19.1